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L’editing del DNA, l’austera bellezza della poesia e l’arte della pasticceria, donne da Nobel.
Che l’andamento dell’anno fosse sorprendente lo si era capito. A partire dai gruppi whatsapp delle mamme che avevamo anche intuito che questo è l’anno delle donne più che del coronavirus. Le uniche in grado di mano le routine e rivoltarle, fare il taglia e incolla del dna, fare arrivare le poesie a tutti, tirarsi su le maniche e continuare a fare dolci anche se ne hai buttato una quintilata, anche se non si vendono più “torte grandi”.
Non c’è molta differenza tra Louise Glück, premio Nobel alla Letteratura, Emmanuelle Charpentier, Jennifer A. Doudna, premio Nobel alla Chimica e Marina, premio alla resistenza e all’arte della pasticceria artigianale nella centrale Porta Romana.
Tutte e quattro, attingono all’ unicum universale cui appartiene l’anima delle donne. E’ condivisa, è primitiva, è l’anima che lega le donne dalla notte dei tempi.
Forse fu Eva, forse Pandora, forse fu la generazione stessa della vita.
Vi apparteniamo. Punto. Anche se disconnesse per via del wi fi…