Le mani nelle terra, l’arte che resiste a Seminara. Gennarino.
A fine agosto siamo tornati a Seminara, paese calabrese d’eccellenza artigianale. Sin da subito ho sentito l’urgenza di raccontare l’incontro con il maestro Gennarino, ma tornata a Milano, sentivo una mancanza. Mi sono procurata un libro sulle ceramiche per colmare questa assenza, ma nulla. Finalmente stamattina ho rivisto i video che avevo girato e ho ritrovato lo stordimento da cui iniziare.
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Non scrivo di ceramiche in questo articolo, scrivo di un incontro straordinario con l’ arte della ceramica e le sue mani.
Grazie al professore Carmelo Cambareri, siamo arrivati ancora una volta a Seminara, ma questa volta è diverso, questa volta veniamo portati a toccarne un’anima nascosta in una bottega.
Arriviamo che Gennarino sta riaprendo la bottega, ha appena accompagnato la mamma al piccolo cimitero di Seminara dove da 4 anni riposa il papà.
Carmelo gli fa cenno e lui ci viene incontro, occhi lucidi ma sguardo fiero, si presenta in modo schietto e deciso e ci fa entrare nella bottega.
Resto per un momento stordita.
Siamo in una galleria, questo è evidente e la distribuzione delle opere è densa, stordisce. Gennarino non ha filtri né fronzoli e parla di pezzi unici, personaggi, musei, quotazioni ma le parole mi arrivano ad ondate, sono completamente intontita da materia, colori, bocche aperte, occhi sgranati puntati addosso, volti che arrivano da lontanissimo.
Entrano dei clienti e salutano Gennarino per qualche secondo, la mamma fa capolino dal retrobottega e si occupa dei nuovi arrivati.
Questi attimi di pausa mi servono per riprendermi dal vagheggio e inizio a fare spazio lucido alle parole di Gennarino che passando da un pezzo all’altro, da una storia all’altra ci mostra maschere apotropaiche, volti grotteschi, anfore, boccali, brocche con becco, borracce a forma di pesce, ricci, pigne…oggetti che nei nomi originali evocano un patrimonio culturale inestimabile: babbaluti, ancelle…